A scheme for economic, social and
environmental sustainability

Lorenzo Orsenigo e Ugo Pannutti  ICMQ SpA

 

 

È stato pubblicato nello scorso mese di agosto un
interessante position paper dell’Associazione Italiana Financial Industry Risk Managers (AIFIRM) dal titolo: “Economia sostenibile: Rischi e Opportunità per il Sistema Bancario Italiano”.

Nel documento si traccia un’interessante panoramica sul quadro normativo emergente a livello europeo, che traduce la consapevolezza dell’urgenza di un progressivo cambio di visione del ruolo dell’impresa nell’economia, più orientato al bilanciamento nel medio-lungo periodo degli obiettivi del massimo profitto, con il rispetto delle esigenze dei diversi portatori di interesse (lavoratori, clienti, investitori, banche, etc.). In tutto il mondo cresce la spinta esercitata sulle imprese di ogni dimensione a divulgare ai diversi stakeholder informazioni credibili e affidabili sugli aspetti cosiddetti non finanziari della loro attività, quali governance, socialità (diritti umani e prassi di lavoro), salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, ambiente (inquinamento, emissioni GHG, consumo di risorse, tutela dell’ambiente) e business ethics (corrette pratiche commerciali e nel rapporto col consumatore). L’accelerazione che avremo su questi temi è chiaramente intuibile dalle manifestazioni e dagli impegni presi in occasione del pre-COP26 di Milano.Troviamo interessante che nel documento dell’associazione si prenda coscienza che la valutazione del merito creditizio non vada focalizzata soltanto sulla bancabilità del credito, ma anche prendendo in considerazione gli aspetti relativi ai rischi non finanziari e, in particolare, di non sostenibilità. Nell’ultimo decennio è cresciuto sensibilmente il bisogno di sistemi di valutazione dei rischi non finanziari sempre più completi, basati sulla valutazione del livello di esposizione a impatti avversi futuri (forward looking) e possibilmente fondati su certificazione di terza parte indipendente. Ci si è accorti che la rendicontazione non finanziaria basata su standard come GRI e SASB è limitativa perché si affida a informazioni quasi esclusivamente qualitative e, oltre a non rispondere al quadro normativo che si sta consolidando, non permette una misurazione dei rischi ESG al fine di una valutazione del merito creditizio. Inoltre si è compreso che è necessario fare riferimento a norme internazionali e che è necessario un processo di validazione dell’effettivo livello di esposizione ai rischi ESG attraverso un assessment da condursi presso l’organizzazione aziendale. La ISO 17033 “Asserzioni etiche e informazioni di supporto” e la UNI/Pdr 102:2021 “Asserzioni etiche di responsabilità per lo sviluppo sostenibile” forniscono gli elementi per sviluppare schemi di rating sui rischi ESG che possono essere accreditati secondo la norma ISO/IEC 17029

“Valutazione della conformità – Principi e requisiti generali per gli organismi di validazione e verifica”. In buona sostanza abbiamo in Italia, prima di altri paesi europei, un quadro normativo che permette di avere asserzioni etiche verificate e validate da organismi di terza parte indipendente, sotto accreditamento Accredia. Un primo schema accreditato “Get It Fair”, che prevede una due diligence per la valutazione dei rischi ESG, è già disponibile e può essere messo a disposizione da ICMQ.

Get It Fair

Lo Schema GIF si propone come strumento che, chiamando normative internazionali (in primis la ISO 26000 e Linee Guida OCSE), mette a punto un processo che consente di arrivare ad un unico punteggio, espresso in centesimi, rappresentante sinteticamente il livello di esposizione ad eventi avversi. La struttura è ereditata dagli Schemi di Rating tradizionali e comprende 5 dimensioni per descrivere i rischi ESG: Governance and Management System (1),  Social (2), Environment (3), Health and Security (4) e Business Ethics (5). All’interno di ciascuna dimensione vengono identificate sia aree dette “Core” che trovano trattazione anche nelle Linee Guida OCSE e per questo ritenute più importanti, che aree “Non Core”, conformi solo alla ISO 26000. A differenza degli Schemi esistenti e già affermati, quindi, presenta il vantaggio di considerare tutti gli aspetti della responsabilità sociale per lo sviluppo sostenibile. Inoltre, essendo la valutazione orientata ad una Matrice di Materialità, già elemento chiave proprio dei Bilanci di Sostenibilità secondo lo standard GRI, il modello dello Schema presenta una pesatura variabile dei criteri. Non da ultimo, il set di attributi descriventi dette singole aree sono  definiti a livello internazionale e la cui quantificazione dovrà avvenire tramite un audit di terza parte.

La validazione ha una valenza massima di 3 anni e prevede verifiche periodiche per accertare che il profilo di rischio rimanga superiore ad un livello minimo ritenuto “Accettabile” (40/100).

Come funziona la valutazine

Lo Schema GIF è uno strumento che, richiamando normative internazionali (in primis la ISO 26000 e Linee Guida OCSE), mette a punto un processo che consente di arrivare a un unico punteggio, espresso in centesimi, rappresentante sinteticamente il livello di esposizione a eventi avversi. Quali sono gli elementi sui cui viene valutato il rischio? A livello generale, il framework Get It Fair è basato sui 7 principi di responsabilità sociale espressi dalla ISO 26000:

› accountability;
› trasparenza;
› comportamento etico;
› rispetto degli interessi degli stakeholder;
› rispetto della legge;
› rispetto delle norme internazionali di comportamento;
› rispetto dei diritti umani.
Nel dettaglio, il modello proposto è progettato per investigare cinque dimensioni fondamentali per descrivere i rischi ESG. All’interno di ciascuna dimensione vengono identificate sia aree dette “Core” che trovano trattazione anche nelle Linee Guida OCSE e per questo ritenute più importanti, che aree “Non Core”, conformi solo alla ISO 26000:
› sistema di governance e di management disegnato dall’ente (leadership, pianificazione, coinvolgimento degli stakeholder, valutazione delle prestazioni e opportunità di miglioramento;
› sociale (diritti umani e condizioni di lavoro);
› salute e sicurezza (inclusi gli aspetti di welfare);
› ambiente (utilizzo delle risorse, inquinamento ed emissioni in atmosfera, cambiamenti climatici,protezione degli habitat naturali);
› business ethics (correttezza nelle pratiche di business e nella gestione delle eventuali problematiche con i clienti).
A differenza di altri schemi, GIF presenta il vantaggio di considerare tutti gli aspetti della responsabilità sociale per lo sviluppo sostenibile. Una volta analizzati questi elementi – anche tramite assessment e verifiche in loco – si passa alla valutazione. La valutazione complessiva lungo le diverse dimensioni restituisce un punteggio compreso da 0 e 100; in un’ottica di trasparenza sono stati identificati cinque raggruppamenti che descrivono altrettanti livelli di maturità e di esposizione complessiva al rischio. Il punteggio minimo è calibrato sull’allineamento ai requisiti delle Guide OCSE per la Due Diligence di organizzazioni responsabili.

Una certificazione di filiera

Il perimetro a cui si applica la validazione corrisponderà alla Legal Entity con la quale l’organismo di certificazione stipula un contratto. La valutazione viene estesa sia ai fornitori che ai consumatori. Lo Schema GIF potrà essere applicato a imprese di qualsiasi dimensione, fatta eccezione quelle operanti in alcuni settori merceologici non ritenuti eticamente accettabili (es. industria bellica).Successivamente al rilascio del rapporto finale e del certificato di validazione da parte dell’organismo di certificazione, l’organizzazione potrà beneficiare di una serie di outputs, da richiedersi direttamente al Program Operator. A seconda dei bisogni informativi verso gli Stakeholders sarà possibile ottenere:
› La licenza d’uso del claim “GIF Responsible Organization”;
› L’etichetta etica “GIF Ethical Label”, conforme alla ISO 17033, 

da apporre sul prodotto o imbalaggio, dichiarante che l’azienda produttrice ha superato l’iter di valutazione della propria Due Diligence. Facendo riferimento al codice del prodotto lungo tutte le fasi della filiera, sarà possibile tracciare tutte le unità della supply chain in possesso di una Due Diligence validata secondo lo Schema

› Un rapporto non-finanziario, in risposta ai requisiti della Direttiva 2014/95/UE, al Regolamento 2019/2088 e alle Linee Guida per l’emissione di Green Bond.
Lo Schema, seppur nelle prime fasi di vita, ha già ottenuto riscontri positivi da parte di diversi attori economici, che hanno espresso la volontà di selezionarlo come strumento di ESG Rating per integrare il rapporto non-finanziario con i sistemi tradizionali di valutazione del rischio creditizio. Infine, la possibilità di condurre le attività di verifica tramite App renderà il processo di validazione facilmente standardizzabile.

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