Le strade muovono le storie delle persone, sono elemento connettivo del nostro ambiente quotidiano, portano con sé le tracce della moltitudine che vi scorre sopra. La strada è da sempre luogo di creazione poetica, spazio scenico della rappresentazione e dell’espressione: il teatro, la pittura nelle sue diverse forme, la poesia, la fotografia, il cinema sono passate e passano dalla strada….

Il motto “Studia a scuola e impara dalla strada”, pronunciato in un celebre film degli anni ’90 (Bronx di Robert De Niro), consegna alla strada la sua capacità di “inventare il quotidiano” attraverso la cultura che proviene dal basso, profondamente attaccata al suo palcoscenico profano, libera di proporre nuovi significati; anche quando il tema proposto è sacro, come fa il disegnatore di Madonne sull’asfalto, artista che fin dal Medioevo racconta, di villaggio in villaggio, la religione attraverso le immagini e, come il cantastorie, vive del denaro che gli lasciano i passanti.

L’arte di strada ha riempito le vie polverose delle città ottocentesche, riempie oggi quelle attraversate dall’asfalto, elemento che unisce non solo idealmente molte città del mondo.

Apparentemente sempre uguale a se stesso, l’asfalto è superficie del nostro tempo che connota le attuali atmosfere artistiche urbane, restituendo una visione dinamica del paesaggio: colorato negli spazi aperti realizzati dai paesaggisti tedeschi, nero in Carrasco Square ad Amsterdam dove, grazie a un dipinto bidimensionale di asfalto e di erba, prende corpo una surrealista foresta urbana.

Ci sono poi immagini anamorfiche che spuntano dai marciapiedi di molte strade del mondo, acquistando tridimensionalità: forme dilatate e prospettiva sconvolta sono la cifra stilistica di Julian Beever artista inglese che dipinge l’asfalto di diverse città del mondo.

Altre forme di espressione di sé, in cui sport e fenomeno di costume si confondono per essere sempre più spesso entrambe le cose, lasciano una costellazione di segni sull’asfalto. A cominciare dalla street dance, nata per combattere battaglie sociali con la creatività, passando per lo skateboard, le cui origini si rintracciano tra sottoculture importate dagli Usa. Ultima frontiera dell’utilizzo dell’asfalto quale superamento di barriere reali o metaforiche, “ponte” per un possibile altrimenti, è il fenomeno Parkour. I suoi praticanti, chiamati traceurs, sono acrobati dell’asfalto impegnati in diverse evoluzioni: la capriola per superare il muretto, la piroetta sulla parete di una casa, l’arrampicata, il salto da un tetto all’altro.  Ma l’asfalto, o meglio, il legante puro di cui è naturalmente costituito, il bitume, possiede un’altra dimensione artistica legata alla pittura italiana del periodo barocco.
Ne sono meravigliose testimonianze alcune tele del Caravaggio dal denso fondo nero, lucido, avvolgente, che conferisce alle scene il pathos drammatico e l’afflato realistico, caratteristico del celeberrimo pittore. Volendo andare indietro di qualche millennio, si può scoprire che al tempo degli Egizi il bitume era utilizzato in diverse applicazioni. Un caso su tutti, quello del sarcofago del dignitario Kha, nero, lucido e brillante – decorato e protetto con bitume e oro – perfettamente conservato.Un aneddoto divertente, riportato sul Corriere della Sera che risale a giugno del 2006, dà testimonianza di come l’asfalto possa offrire materia per l’arte.