2018 L’ANNO DELLA SVOLTA: TORNA IL SERENO SUI NOSTRI MERCATI!

di Stefano Ravaioli.

Sono tutti positivi gli indicatori economici riferiti al mercato del bitume 2018 e, finalmente, dopo gli anni bui della crisi economica che hanno prodotto un crollo delle vendite fino a 50%, seguiti da anni di rassegnazione per una crescita sempre annunciata e mai partita, possiamo affermare con forza che l’economia di settore è realmente in ripresa, con dati numerici importanti e incrementi spesso a due cifre.
Non si stratta di una debole luce in fondo al tunnel; è qualcosa di più che lascerebbe ben sperare se fosse consolidata e incrementata da politiche governative adeguate, piani di rilancio e sblocco delle grandi opere che sono un settore ad alta intensità di lavoro e fondamentali per traghettare il Paese nel futuro.
Sicuramente l’ANAS ha dato un forte contributo alla crescita 2018, con investimenti considerevoli in buona parte della Penisola, che hanno trainato decine di altre iniziative; ma ben diversa è la situazione presso le Province e i Comuni, ancora in difficoltà e alle prese con riforme incompiute, casse vuote e senza fondi
nemmeno per l’ordinaria manutenzione.

Per far ripartire l’economia e il lavoro, occorre investire in infrastrutture. In Italia, il sistema delle infrastrutture viarie è fermo da oltre 50 anni; sono pochissime le nuove costruzioni realizzate in questo mezzo secolo. Anche la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’esistente è stata carente, soprattutto negli ultimi 15 anni, e solo riprendendo ad investire in questo settore si potrà mettere in sicurezza le infrastrutture e far ripartire l’economia. Gli esperti ci dicono che per ogni miliardo di euro investito si generano 15 mila nuovi posti di lavoro e circa un punto di PIL.

La tabella, prodotta annualmente da SITEB, illustra il mercato del bitume e di suoi derivati nel 2018.
Partendo proprio dal bitume (prima voce in elenco), rispetto al 2017 si registra una crescita delle vendite in Italia del 4,8%, pari a 1.476.000 t., ed è un dato assolutamente importante che non solo conferma le previsioni di qualche mese fa, ma soprattutto perché interrompe una serie di segni negativi che durava ininterrottamente da 12 anni. Da 2.800.000 t. che si vendevano stabilmente in Italia fino al 2006, si è scesi al minimo storico di 1.408.000 t., registrato nel 2017. Anche l’export di bitume (1.385.000 t) è risalito segnando un +7,7% rispetto all’anno precedente, confermando che nel nostro Paese esiste ancora una notevole capacità di raffinazione che, nel corso dell’anno, ha prodotto complessivamente 2.861.000 t di bitume, la più alta del triennio. Nota bene: si tratta di un quantitativo di bitume equivalente a quello che veniva usualmente consumato solo in Italia negli anni precedenti la crisi, senza export!

Positivi sono anche i dati di vendita dei prodotti derivati con la sola eccezione del bitume ossidato, stabile a 20.000 t, per il quale non si intravede però alcuna prospettiva di incremento futuro. Il bitume modificato ha segnato invece un significativo +8,6% rispetto al 2017, riportandosi al di sopra della soglia di 200.000 t
(202.000 per l’esattezza). Il bitume industriale, utilizzato prevalentemente per la produzione di rotoli di membrane impermeabilizzanti, segna un +5,3%, confermando la crescita espressa in metri quadri dall’industria nazionale di settore.

Le maggiori soddisfazioni si rilevano tuttavia nell’ambito stradale e soprattutto con riferimento alla produzione di conglomerati bituminosi che, nel corso del 2018, ha superato la soglia di 26 milioni di tonnellate, compiendo un balzo in avanti del 10,2% rispetto al 2017 (che diventa addirittura +11,0% se ci riferiamo ai soli conglomerati prodotti con bitume modificato). Non sono ancora i valori dei tempi migliori (a quelli forse non torneremo mai più), ma di sicuro c’è un forte avvicinamento a 30 milioni di t che SITEB considera come nuovo limite minimo raggiungibile per una economia di settore tornata finalmente alla normalità.
La crescita del conglomerato, doppia rispetto alla crescita del bitume, è spiegabile con il sempre maggior ricorso al recupero di fresato nelle miscele bituminose, che consente di risparmiare percentuali crescenti di bitume vergine. In pratica, applicando i principi dell’economia circolare, il conglomerato bituminoso viene oggi prodotto con quantitativi crescenti di fresato d’asfalto, il cui bitume viene ringiovanito con additivi specifici, riducendo in tal modo l’impiego di bitume vergine. Nella nostra valutazione prudenziale, abbiamo considerato un recupero del fresato di poco inferiore al 20% su base nazionale.
Concludiamo con le emulsioni bituminose. Anch’esse presentano un andamento in crescita del 10% rispetto al 2017, allineato a quello del conglomerato bituminoso, ma con un quantitativo di sole 77.000 t., ben lontano dai valori rilevati annualmente in Paesi come la Turchia e la Francia (rispettivamente 374.000 e 724.000). Qui c’è un enorme spazio per la crescita, se solo fosse sostenuta da un’adeguata politica di sostegno tecnico e conoscenza.