Quanto è importante un tetto? La domanda è forse banale ma l’articolazione della risposta non lo è affatto. Al tetto è affidato il compito di mantenere la stabilità strutturale della casa, è responsabile della protezione dagli agenti atmosferici, in particolare dall’acqua, sotto forma sia di pioggia che di neve, e deve garantire, per quanto gli compete, l’isolamento sia termico che acustico.
Non a caso la parola tetto è quella con cui si identifica la casa, ovvero quella parte essenziale che definisce il tutto.
Le caratteristiche che deve avere un buon tetto sono quindi molte. Gli si chiede di essere esteticamente armonioso, di proteggere da neve, vento, sole, e quindi dal caldo e dal freddo. Per questo in ambito tecnico la sua realizzazione è considerata un sistema, le cui parti essenziali sono il manto di copertura impermeabile, l’isolamento termico e la struttura portante.
Il tetto può essere poi, in base alla pendenza, a falde o piano; quest’ultimo è sempre più un vero e proprio spazio architettonico spesso praticabile e vissuto, ma la sua pendenza minima impone di incrementare l’attenzione, comunque e sempre indispensabile, a tecniche e soluzioni che garantiscano impermeabilità all’acqua, un parametro decisamente importante per garantire l’indispensabile comfort di un ambiente asciutto e vivibile, ed evitare inoltre che questa, infiltrandosi, danneggi le strutture portanti e riduca la stabilità dell’intera costruzione.
E qui entrano in campo le membrane bituminose.Il bitume è storicamente il materiale impermeabilizzante più utilizzato in edilizia. A partire dagli anni ’60 viene utilizzato incollando sul tetto più strati di fogli di carta bitumata con delle spalmature di bitume ossidato fuso in apposite caldaie.
Negli anni ’60, a seguito della scoperta di un nuovo processo di polimerizzazione del propilene ad opera del premio nobel per la chimica Giulio Natta, nasce il polipropilene (il Moplen) e con questo la possibilità di mescolarne un particolare tipo, l’atattico (APP), al bitume, per incrementarne elasticità, resistenza, e stabilità al calore. Negli anni ’70 un altro polimero, lo stirolo-butadiene termoplastico (SBS), diede un ulteriore impulso alle membrane a base di bitume modificato con polimeri ed il bitume impiagato non è più il bitume ossidato bensì il bitume distillato. È così possibile adottare un innovativo sistema produttivo che crea un nuovo e più efficace prodotto impermeabilizzante: una membrana di grosso spessore, inizialmente amata armata con velo in fibra di vetro e successivamente con il più elastico tessuto non tessuto di poliestere, che che può essere facilmente applicata sui tetti riscaldandone la superficie con la fiamma di un saldatore a gas propano, resistendo sia alla compressione che ad eventuali movimenti o crepe delle superficie su cui è incollata.