Molti impianti di produzione del conglomerato bituminoso in questi mesi stanno decidendo di non riaprire per evitare perdite ed esposizioni pericolose.

SITEB al Governo: “rendere strutturali
meccanismi di compensazione che tutelino le imprese da rialzi improvvisi dei costi delle materie e
boom di costi energetici”.

Roma, novembre 2022 – “Gli insostenibili aumenti dei costi delle materie prime e dell’energia
stanno frenando l’industria delle costruzioni e manutenzioni stradali che si prepara a chiudere
l’anno con un calo di produzione del conglomerato del 20% rispetto al 2021. Chiediamo al nuovo
Governo di intervenire con misure urgenti di reale compensazione dei rialzi e con meccanismi
effettivi di revisione prezzi che tengano conto anche dei costi energetici. In caso contrario è a
rischio la stessa messa in opera di una parte dei lavori previsti dal PNRR”.
L’allarme arriva dall’analisi trimestrale dell’Associazione SITEB – Strade ITaliane E Bitume che ha
elaborato prime stime sulla chiusura dell’anno per il settore della costruzione e manutenzione
delle strade.

L’analisi trimestrale dell’Associazione rivela come, in base alle vendite del bitume registrate nei
primi 9 mesi dell’anno in Italia (in calo del 24,1% rispetto all’anno scorso), a fine anno la
produzione di conglomerato bituminoso (asfalto) tornerà sotto quota 30 milioni tonnellate di
tonnellate (sui valori del 2018-19), dopo la crescita registrata nel 2020-2021 quando aveva
raggiunto le 35 mln di tonnellate. Un calo che si registra proprio nei mesi in cui ci si sarebbe attesi,
invece, una crescita dovuta alla messa a terra degli investimenti previsti dal Piano Nazionale di
Ripresa e Resilienza.

A causare questa contrazione è in primis la crisi energetica che sta gravemente colpendo il Paese:
le lavorazioni del conglomerato bituminoso si eseguono prevalentemente con tecnologie a caldo
per riscaldare ed essiccare le materie prime. Oggi il valore del gas metano ha un’incidenza
economica crescente nella produzione del conglomerato bituminoso, passata in pochi mesi da 2-3
euro a tonnellata agli attuali 15-20 euro (dipende dai contratti stipulati con gli operatori del
mercato).
Ad essere più colpiti sono in particolare gli impianti che utilizzano gas metano il cui costo è più che
decuplicato in poco più di un anno. Questi impianti costituiscono il 52% del totale in attività nel
settore. Di qui la scelta di alcuni impianti di tornare all’alimentazione con olio combustibile,
operazione non sempre possibile perché, oltre ai costi di adeguamento, sono necessarie apposite
autorizzazioni non facilmente ottenibili. Una situazione paradossale che pregiudica l’attività del
settore, con alcuni impianti che addirittura preferiscono non aprire in assenza di commesse
importanti per evitare perdite.

L’effetto di tale dinamica è che i lavori di manutenzione, soprattutto quelli ANAS che da anni
rappresentano il volano del comparto, sono in decisa contrazione (-20%).
“Le risorse stanziate fino ad oggi per sostenere il settore della manutenzione e costruzione delle
strade si esauriranno tra due mesi. Chiediamo al nuovo Governo di mettere in campo nuove misure
volte a compensare l’ascesa dei prezzi, e in particolare:”,

ha evidenziato il Presidente SITEB Michele Turrini, “di rendere strutturale il meccanismo di revisione delle soglie di compensazione
per il ‘caro materiali’ (introdotto dal Governo Draghi), rendendolo valido anche per i lavori stipulati
in passato e non ancora eseguiti o in esecuzione. In più si dovrebbe dare alle imprese la possibilità
di rinegoziare i contratti in essere con gli enti appaltanti, aggiornandoli alla luce dei maggiori costi
energetici. Anche il ritorno all’olio combustibile non dovrebbe essere ostacolato dalle procedure
burocratiche perché è indispensabile per evitare la chiusura degli impianti e la sospensione di ogni
attività di manutenzione stradale. Senza queste misure il Paese rischierà di assistere alla paralisi
del settore e quindi al fallimento del piano di nuove opere messo in campo dal PNRR”.

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